Una Messa presieduta dal cardinale Rodé apre a Roma la 35.ma Congregazione generale della Compagnia di Gesù
Con una Messa solenne, celebrata nella Chiesa del Gesù di Roma, si è aperta stamani la 35.ma Congregazione Generale della Compagnia di Gesù. Oltre 200 i sacerdoti presenti, tra cui anche Padre Peter-Hans Kolvenbach, Preposito Generale uscente della Compagnia. A lui è andato, a nome di tutti, il ringraziamento del Card. Franc Rodè, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. I lavori della Congregazione Generale si apriranno nel pomeriggio, con due obiettivi: eleggere il nuovo Preposito Generale e riflettere sulle tematiche fondamentali per la vita della Compagnia di Gesù. Il servizio di Isabella Piro: (canto: La nostra salvezza è nel nome del Signore) Un silenzio composto e commosso, alternato alla gioia del canto: la Santa Messa con cui si è aperta la 35.ma Congregazione Generale della Compagnia di Gesù si è svolta su questi due registri. Cromaticamente divisa in due la Chiesa del Gesù: davanti, il colpo d’occhio bianco dei paramenti degli oltre 200 gesuiti presenti; dietro, i colori scuri dei tanti fedeli che hanno voluto unirsi alla celebrazione. E tutti hanno detto grazie a Padre Kolvenbach, Preposito Generale uscente dopo circa 25 anni alla guida della Compagnia. Portavoce del ringraziamento è stato il card. Rodé: "Deseo presentarle, Reverendísimo Padre Kolvenbach, a nombre de la Iglesia y al mío propio, un vivo agradecimiento…" Il porporato ha rringraziato P. Kolvenbach per la sua fedeltà, la sua sapienza, la sua rettitudine, il suo esempio di umiltà e povertà. “L’elezione di un nuovo Preposito Generale – ha aggiunto- ha un valore fondamentale per la vita della Compagnia, non solo perché la sua struttura gerarchica centralizzata concede costituzionalmente al Generale piena autorità per il buon governo, la conservazione e la crescita di tutto il corpo della Compagnia, ma anche perché, come dice molto bene Sant’Ignazio, «il benessere del capo ridonda su tutto il corpo, e come sono i Superiori saranno a loro volta gli inferiori”. Il card. Rodé si è poi soffermato sulle tematiche su cui rifletterà la Congregazione Generale, ossia l’identità del Gesuita oggi, il significato e il valore del voto di obbedienza al Santo Padre, la missione della Compagnia nel contesto della globalizzazione e della vita comunitaria. Per questo, ha ribadito il porporato, occorre avere “lo stesso sguardo delle tre persone divine”, ossia porsi all’ascolto dello Spirito creatore, senza perdere l’impegno per discernere i segni dei tempi. L’attenzione, quindi, va anche ai laici: "(…) son muchas las personas que dentro y fuera de la Iglesia frecuentan vuestros centros educativos…" “Sono molte le persone che dentro e fuori la Chiesa -ha detto il card. Rodé -frequentano i vostri centri di insegnamento con il desiderio di trovare una risposta alle sfide che la scienza, la tecnica, la globalizzazione, l’inculturazione, il consumismo e la miseria, pongono all’umanità, alla Chiesa e alla fede, con la speranza di ricevere una formazione che li renda capaci di costruire un mondo di verità e di libertà, di giustizia e di pace”. E tra le sfide che attendono la Chiesa, c’è la necessità di presentare al mondo la verità della Sacra Scrittura, che allontana i fedeli dal rischio di un “relativismo senza orizzonte”, e di ridurre quella separazione tra Fede e cultura che “costituisce un impedimento grave l’evangelizzazione”. "(…). La obediencia religiosa se comprende sólo como obediencia en el amor…" “L’obbedienza religiosa – ha poi ricordato il porporato - si concepisce soltanto come obbedienza nell’amore”, aggiungendo di vedere “con tristezza e inquietudine” “un crescente allontanamento dalla Gerarchia” e ribadendo che “la spiritualità ignaziana di servizio apostolico «sotto il Romano Pontefice» non accetta questa separazione”, poiché il suo motto è “In tutto amare e servire”. Al termine della celebrazione, infine, la suggestiva cerimonia dell’accensione della lampada votiva davanti alle spoglie di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù. Celate dietro ad un dipinto che scivola verso il basso grazie ad un meccanismo, le reliquie sono vegliate da una grande statua in argento dello stesso Sant’Ignazio. La lampada votiva rimarrà accesa per tutta la durata della Congregazione ed altre arderanno nelle Chiese dei gesuiti di tutto il mondo, come testimonianza della preghiera continua per il successo della Congregazione.
(canto: Io son la vite, voi siete i tralci)
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